La città si consuma.
È lontana.
È vicina. Fabbriche, uffici, officine, cantieri, macchine, il corpo macchina, i corpi ciclopici, quelli essenziali, i corpi che sono solo dei cubi, una somma di nodi, di nodo in nodo - la città è continuamente generata e continuamente inghiottita dall'umore, dalla palta di un nodo gigantesco.
Gli intagli, il giallo che permane, la limmat che ripete il suo rumore, il principio, il flusso produttivo, la luminosa etichetta sprüngli che vigila sulla bahnhofstrasse, manifesti, transenne, dormitori, palazzoni aurei, nuovi materiali, linguaggi artificiali.
Dicono la loro delusione, le rose.
Non si aspettavano che una città nascondesse così tanti tesori.
Così alto il pino, così larga la terra, così piccolo il diamante.
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