Venerdì 8 luglio, alle 20.00,
Nel cortile del Conservatorio Sant’Anna
(in via Santa Maria del Paradiso) a Lecce, verrà
presentato
“Journal” di Antonio Leonardo
Verri
edito da Spagine a cura di Maurizio Nocera e Mauro Marino
La recensione di Teo Pepe che annuncia la presentazione su Quotidiano di Lecce di venerdì 8 luglio 2016 |
Sarà presentato - venerdì 8 luglio, alle 20.00, nel
cortile del Conservatorio Sant’Anna, a Lecce - il “Journal” di Antonio Leonardo
Verri (Caprarica di Lecce, 22 febbraio 1949 – 9 maggio
1993) curato, nell’edizione di
Spagine, da Maurizio Nocera e Mauro Marino. Con i curatori interverranno l'Assessore alla Cultura del Comune di Lecce
Luigi Coclite, il poeta e critico letterario Simone Giorgino e la studiosa Carolina
Tundo per un piccolo report sullo stato attuale del Fondo Pensionante de'
Saraceni di Cursi.
Il diario “segreto”, “sul
quale Verri scriveva le sue amarezze, difficoltà di vita, dispiaceri,
sofferenze, disperazioni. Va dal 7 ottobre 1983 all’8 luglio 1992, cioè a nove
mesi dalla sua morte con un’interruzione dal 12 febbraio 1986 al 17 giugno
1992. Nei cinque anni mancanti Verri annota le sue riflessioni su interventi
che pubblica ora sui suoi giornali ora su altre riviste, altri giornali. Sulle
pagine di questo Journal è possibile
leggere qualche contrarietà verso qualcuno, ma sempre Verri, anche in questi
casi, lo fa con comprensione poetica. Non va mai sul terreno dell’offesa
personale”.
Giorni travagliati, mai facili. Scrive nella prima
pagina della sua agenda Antonio Verri: “Pare proprio che di un Jurnal non se ne possa fare a meno. Per
un po’ ho resistito. Ma poi… Affascina, come sempre, la pagina o il posto che, guarda guarda, è unico, è necessario: mah! L’arsura, poi, per lo scritto:
tanti bei righi uno sotto l’altro (l’ardore si aggiunge all’arsura), la
possibilità di andare a braccio, il tempo che sai che azzanna il narciso che
sei, eccetera: ma siamo pronti di nuovo a l’aldesso, la biffa de li capi,
nascosta dio sa dove, che nasconde a sua volta oscure tavole, segni sui testi
da decifrare, parole mai scritte ma dio sa quanti misteri…, fede che non avrai
ma che puoi avere di scrittura s’intende. Che altro mai?”.
Pagine utili per comprendere quale era il clima del
fare culturale negli anni Ottanta - Novanta, nel Salento in una dimensione
molto diversa da quella a noi contemporanea. Avventure, progetti, scazzi,
malumori, entusiasmi... su tutto domina, la grande inquietudine che sempre lo
accompagnava, generatrice del suo fare, maestra e guida della sua arte, della
sua inesauribile costanza. Scrive Maurizio Nocera nella sua introduzione: “Verri amava scrivere. Immensamente. Non
c’era giorno che la sua penna riposasse un po’. Amava scrivere e affastellare
carte, giornali, immagini, storie che non avevano mai fine. Un universo
infinito il suo. Sconfinamento in un cielo più alto di quello visibile. Non
sbaglia chi scrive che Verri era un intellettuale artigiano o, se qualcuno
crede meglio, un artigiano intellettuale, e questo nel vero senso letterale.
Per scrivere Egli sognava e, nel sogno, creava una miriade di immagini, che poi
si fondevano in versi, o in una prosa poetica dolce e pura. La sua scrittura era una sorta di tela di
Penelope, ma anche un arazzo sul tipo di quello di Aracne, tanto decantato da
Ovidio nelle sue Metamorfosi, dove la forma e i contenuti tuttora
restano misteriosi come [ancora per molti versi] misterioso
resta il percorso poetico del poeta di Caprarica di Lecce”.
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